Screening per la prevenzione del tumore della cervice uterina

 

 

 

Il tumore della cervice uterina è il primo tumore che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce come sicuramente causato da un’infezione virale dovuta a Papilloma Virus umano (HPV).

I Papilloma Virus (HPV) sono un gruppo di virus molto diffusi, alcuni dei quali (HPV 16 e 18) sono responsabili di oltre il 70% di tutti i tumori in questa sede. L'infezione persistente con i Papilloma Virus 16 e 18 può causare, infatti, seppur raramente, un tumore della cervice uterina a partire da alterazioni cellulari, che nella maggior parte dei casi regrediscono spontaneamente ma in una piccola percentuale progrediscono fino a diventare un tumore invasivo.

I Papilloma Virus si trasmettono con i rapporti sessuali, anche non completi. L’uso del preservativo riduce ma non impedisce la trasmissione dei virus, in quanto questi possono essere presenti anche in parti di pelle non protette dal profilattico.

La diffusione dell'infezione da HPV aumenta fino ai 25 anni di età per poi regredire spontaneamente nell'80% delle donne, entro i 18 mesi successivi all'infezione. Dopo i 30-35 anni è stato dimostrato che se l'infezione persiste tende a progredire e può provocare lesioni cellulari precancerose.

Per questo, la prevenzione del carcinoma è basata su programmi di screening, che consentono di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.

E’ stato dimostrato che se l’infezione persiste tende a progredire e può provocare lesioni cellulari precancerose.

In Umbria a tutte le donne di età compresa tra 30 e 64 anni è offerto il test per la ricerca del DNA di Papilloma Virus Umano, chiamato test HPV primario di screening, ogni cinque anni, mentre per le donne tra i 25 e i 29 anni, a partire dal 2023, le modalità di offerta del test di screening si baserà sulla vaccinazione contro l’HPV.

 

Lo screening per la cervice uterina inizia a 25 anni, ma a partire dal 2023 c'è una NOVITÀ!

 

La prevenzione dei tumori della cervice uterina sta cambiando grazie alla diffusione di strumenti di consolidata efficacia, quali il vaccino contro l'HPV (Virus del Papilloma Umano) e lo screening per il tumore della cervice uterina.

La vaccinazione contro l'HPV è stata introdotta in Umbria nel 2008, invitando le ragazze nate nel 1997 al compimento dei dodici anni. Lo screening cervicale, avviato progressivamente in Umbria a partire dal 1999, prevedeva, fino ad oggi, la prima chiamata a 25 anni.

La ricerca scientifica ha dimostrato che le donne vaccinate contro l'HPV prima di aver compiuto 15 anni hanno un bassissimo rischio di sviluppare, prima dei 30 anni, lesioni pretumorali del collo dell'utero. Per tale motivo, in linea con le indicazioni contenute nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, la Regione Umbria ha recepito la raccomandazione ministeriale sullo screening per la cervice uterina che prevede di invitare a 30 anni (invece che a 25) le donne vaccinate contro l'HPV prima dei 15 anni.

Le Aziende sanitarie regionali comunicheranno con lettera a domicilio alle donne venticinquenni, che sono state vaccinate contro l’HPV con due dosi di vaccino entro i 15 anni, il posticipo a 30 anni per la prima chiamata allo screening della cervice, che verrà effettuata con invito a test HPV.

Le donne venticinquenni non vaccinate contro l’HPV, o con una sola dose di vaccino o con seconda dose del ciclo vaccinale somministrata dopo il compimento dei 15 anni, saranno invitate con la prima chiamata di screening del tumore del collo dell’utero ad effettuare il Pap-test.

Per le donne vaccinate con almeno due dosi per HPV prima dei 15 anni ma che sono state chiamate ad effettuare un Pap-test (poiché non era ancora attiva l’integrazione con le anagrafi vaccinali), è previsto l’invito successivo direttamente a test HPV a 30 anni.

È importante ricordare che la Regione offre anche la vaccinazione anti-HPV gratuita alle ragazze di 25 anni, non vaccinate in precedenza, in occasione della prima chiamata per lo screening del tumore del collo dell’utero e alle donne che abbiano subito recenti trattamenti per lesioni HPV correlate.

 

Il percorso

 

La donna riceve un invito ad effettuare il test (Pap-test o test HPV) presso il Consultorio più vicino al luogo dove abita, con possibilità di modificare l’appuntamento.

Il test consiste nel prelievo, eseguito da una ostetrica, tramite una spatola e uno spazzolino monouso, di alcune cellule di sfaldamento dalla cervice uterina; il materiale cellulare viene posto in un contenitore con del liquido di fissaggio. L’esame non è doloroso e non espone a nessun pericolo.

 

Screening con test HPV primario (donne 30-64 anni)

 

Se il test HPV è negativo, poiché l’esame è molto efficace nell’individuare la presenza del virus, la donna viene invitata a fare un nuovo test HPV di screening dopo 5 anni.

Qualora il test risulti positivo, il Laboratorio Unico di Screening sottopone il campione già prelevato ad esame citologico senza necessità di richiamare la donna.

Se l’esame citologico risulta anomalo la donna viene invitata a sottoporsi a colposcopia che sarà prenotata da operatori del Centro Screening Aziendale.

Se, invece l’esame citologico non è anomalo, la donna verrà invitata a ripetere il test HPV dopo 1 anno, poiché la grande maggioranza delle infezioni si risolve spontaneamente.

 

Screening con Pap-test HPV primario (donne 25-29 anni)

 

Se il Pap-test è negativo la donna viene invitata di nuovo a fare un test di screening dopo 3 anni.

Se il Pap-test risulta anomalo e presenta alterazioni di “basso grado” (ASCUS o LSIL) sarà eseguito un test di approfondimento utilizzando lo stesso campione già prelevato, senza necessità di richiamare la donna. Qualora il secondo test risulti positivo la donna verrà invitata ad eseguire una colposcopia che sarà prenotata da operatori del Centro Screening Aziendale.

Se, invece, il test è negativo la donna verrà richiamata dopo 3 anni.

Nel caso di anomalie con alterazioni di “alto grado” (HSIL) la donna viene invitata direttamente ad eseguire una colposcopia di approfondimento.

 

Nella maggior parte dei casi, un test anomalo non significa avere un tumore della cervice uterina, ma che sono presenti alterazioni curabili in maniera semplice e non aggressiva.

Nel caso in cui dagli accertamenti emergano patologie, il centro di colposcopia prende in carico la donna eseguendo i trattamenti necessari, di solito ambulatoriali, ed i successivi controlli periodici programmati.

È importante rispettare i controlli programmati, proposti alla giusta scadenza. Solo in questo modo la prevenzione sarà efficace.

 

Dove posso trovare maggiori informazioni sull'HPV, anche in lingua diversa dall'italiano?

 

https://gisci.it/index.php/137-materiale-informativo-sullo-screening-per-la-prevenzione-del-tumore-del-collo-dell-utero-e-sull-hpv

 


Servizio Prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare
Salvatore Macrì DVM PhD
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