Progetto FEI "No.Di. - No discrimination"
Fondo Europeo per l'Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi 2007 - 2013 FEI - 2012 - Azione 7 reg, Capacity Building - Rete Nazionale Antidiscriminazioni PROG- 104425 - CUP I13G1300013000

 

n.b.: il progetto si è concluso il 30 giugno 2014, ma è ancora possibile sottoscrivere il Protocollo d'intesa di cui di seguito.

 

NEW!!! è on line il Kit didattico.

 

No.Di. è un progetto europeo realizzato dalla Regione Umbria in partenariato con Regione Marche, A.C.S.I.M., Cidis Onlus, Fondazione Caritas Senigallia Onlus, Free Woman Onlus, Gruppo Umana Solidarietà G. Puletti, On the road Onlus, Università degli studi di Urbino Carlo Bò e supportato da una rete territoriale composta da Enti Pubblici Locali (Province Comuni), Associazioni, Cooperative. Destinatari degli interventi sono gli operatori pubblici e del terzo settore che operano sui temi dell'immigrazione, integrazione, antidiscriminazione. Destinatari finali degli interventi sono i cittadini dei paesi terzi regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale.

 

Finalità e obiettivi

No.Di. intende promuovere l'inserimento di politiche di prevenzione e contrasto alle discriminazioni etnico - razziali e multiple nelle azioni di governo delle amministrazioni delle regioni coinvolte e negli interventi di enti del Terzo Settore, sindacati, organizzazioni datoriali, forze dell'ordine, funzionali alla costituzione di Sistemi di rete regionali Antidiscriminazioni.

 

Percorso formativo di aggiornamento

Dal 25 febbraio 2014 sino al 26 marzo 2014 si è tenuto (in due sedi diverse a Perugia e a Terni) il percorso formativo di aggiornamento previsto dal progetto (5 incontri da 4 ore ciascuno per un totale di 20 ore). Obiettivo del corso è la diffusione di una conoscenza approfondita delle tipologie di discriminazione (diretta/indiretta/istituzionale/razziale/di genere/multipla) e degli ambiti della discriminazione (mass media, vita pubblica, servizio pubblico, lavoro, casa, tempo libero, scuola, servizi finanziari, forze dell'ordine, salute, trasporto pubblico). Il percorso di aggiornamento ha insistito in particolare sull'approfondimento della normativa nazionale ed europea in materia di discriminazioni e sulla presentazione degli strumenti giuridici e processuali di tutela che la stessa normativa mette a disposizione per l'implementazione delle azioni di contrasto, con particolare riferimento al funzionamento e alle attività dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR). Le lezioni sono state supportate dalla presentazione di casi studio e riferimenti pratici rispetto agli ambiti di intervento dei corsisti. Al termine delle lezioni i corsisti hanno maturato competenze teorico pratiche utili alla prevenzione di atteggiamenti ed atti discriminatori, all'individuazione e alla rimozione degli elementi discriminatori, all'informazione e al supporto delle vittime di discriminazione.

 

Seminari di approfondimento

Dal 30 aprile al 17 giugno si sono svolti 5 seminari sul tema del pregiudizio e dello stereotipo, su particolari fenomeni di discriminazione in particolare riguardanti romofobia, islamofobia, discriminazione etnica e diversamente abili, discriminazione etnica e genere, discriminazione etnica e orientamento sessuale.

 

Tavolo Interistituzionale

Il Tavolo Interistituzionale ha il compito di coordinare e implementare le misure di prevenzione e contrasto alla discriminazione. Si sono svolti tre incontri. Il primo il 13 febbraio 2014 e il secondo l'11 aprile 2014 al fine di rafforzare la rete di attori, pubblici e privati, impegnati sui fronti della prevenzione e del contrasto della discriminazione, a partire da quella etnica. Il Tavolo ha condiviso l'impegno di giungere alla sottoscrizione di protocollo d'intesa regionale contro le discriminazioni che è stato sottoscritto il 30 giugno 2014 in coincidenza con il convegno finale di progetto (terzo incontro del Tavolo).

Enti locali e pubblici, organismi del privato sociale, del terzo settore e parti sociali che volessero sottoscrivere il protocollo possono scrivere al Servizio  Programmazione e sviluppo della rete dei servizi sociali e integrazione socio-sanitaria.

 

Indagine conoscitiva

Realizzata dai partner Cidis Onlus e Free Woman Onlus, ha prodotto una interessante ricerca dal titolo "Ciò che non si dice. Indagine esplorativa sulla percezione della discriminazione etnica tra le donne immigrate umbre e marchigiane". Dalla ricerca sono emersi alcuni dati significativi relativi all'incidenza di episodi discriminatori vissuti - o percepiti - dalle donne migranti residenti nelle due regioni coinvolte. Con riferimento all'Umbria, più della metà delle donne intervistate – circa 250 tra Terni e Perugia - ha dichiarato di avere subito direttamente almeno un atto di discriminazione, indice questo che la nostra regione non è per nulla estranea a pratiche discriminatorie e razziste, che perciò vanno ancora indagate e comprese in ordine ad un loro definitivo superamento. In particolare, secondo i risultati della ricerca, gli ambiti in cui gli umbri tendono maggiormente a discriminare gli immigrati sono quelli dei servizi preposti alla ricerca della casa, i luoghi di lavoro, gli spazi pubblici (parchi, strade, mezzi pubblici), gli uffici comunali e quelli preposti al rilascio e rinnovo dei documenti di soggiorno. Un dato inquietante, che dà la misura della estrema superficialità del giudizio discriminante, è quello estratto dalla suddivisione delle risposte per macro-aree di provenienza: se il 36% delle donne provenienti dall'Asia centro-occidentale (Iran, Siria, Iraq) sostiene di aver subito o percepito di essere stata oggetto di discriminazione, la percentuale raddoppia nel caso delle donne provenienti dall'Africa sub-sahariana. Il colore della pelle è ancora uno dei motori alla base di atteggiamenti razzisti che si traducono in pratiche discriminanti. Un dato molto alto, per cui nel 62,2% dei casi si riconosce di essere oggetto di discriminazione, riguarda poi le donne provenienti dall'Africa settentrionale, quelle donne "velate" che tra le prime raggiunsero l'Italia negli anni Ottanta: l'islam è in Italia, e in Umbria, ancora una questione con cui fare i conti!

Intenzione della ricerca è stata anche quella di indagare un fenomeno preoccupante quanto diffuso, definito under reporting: molto spesso le persone vittime di atti discriminatori o razzisti tendono a non denunciare; l'indagine ha inteso indagare i motivi di tale reticenza, in modo da consentire alle pubbliche amministrazioni, ma anche alla società civile, di conoscere le proprie carenze – strutturali e comunicative - per poterle poi colmare coi giusti mezzi. Il 74% delle donne intervistate ha preferito non condividere l'episodio con nessuno, mentre le donne che ne hanno parlato lo hanno fatto principalmente con amici e parenti. In Umbria soltanto il 17% delle donne intervistate sa che la discriminazione etnica è un reato perseguibile e solo il 21.6% è a conoscenza dell'esistenza e dell'operato dell'UNAR: dato confermato da quelli in possesso dello stesso Ufficio (gli ultimi disponibili), secondo i quali nel 2012, delle 1.283 segnalazioni pervenute, solo lo 0.8% provenivano dall'Umbria.

 

Campagna No Discrimination

Organizzata nell'ambito del progetto "NO.Di.", la campagna di comunicazione, realizzata in collaborazione con i Comuni umbri, è finalizzata a promuovere la conoscenza e l'utilizzo del numero verde UNAR e al contrasto delle discriminazioni etnico-razziali.

 

 

 

 


Sezione immigrazione, protezione internazionale, promozione della cultura della pace, giovani - Servizio Programmazione e sviluppo della rete dei servizi sociali e integrazione socio-sanitaria
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