Durante la stesura delle Carte Ittiche di 2° livello, ogni settore fluviale è stato attribuito ad una delle 4 zone ittiche previste dallo schema di zonazione adottato per il bacino del fiume Tevere: due Zone a Salmonidi - la Zona superiore della trota e la Zona inferiore della trota - e due Zone a Ciprinidi - la Zona del barbo e la Zona della carpa e della tinca.
L'assegnazione delle zone ittiche sopra descritte è avvenuta principalmente sulla base della composizione delle comunità ittiche rilevata durante i monitoraggi, e successivamente confrontata con i risultati di un'analisi multivariata, elaborando complessivamente tutte le informazioni acquisite nei cinque bacini idrografici.
Nella zona superiore della trota è stata rilevata la presenza della trota fario nel 98,65% delle stazioni campionate; anche per il vairone si riscontra una percentuale alquanto elevata (16,22%), mentre il barbo tiberino e l'anguilla risultano presenti nell'8,11% dei casi. La Zona superiore della trota è generalmente assegnata al gruppo delle acque che presentano buone condizioni qualitative e interessa generalmente i tratti montani dei fiumi di particolare rilevanza ambientale e faunistica. Le caratteristiche chimiche e fisiche delle acque, in particolare la loro temperatura, la velocità di corrente ed la loro bassa capacità biogenica, le rendono idonee solo alla vita di poche specie e di pochi individui determinando l'instaurarsi di equilibri ecologici molto delicati.
Nella zona inferiore della trota la specie che fa rilevare il maggior numero di presenze è sempre la trota fario (80,77% dei casi), seguita in questo caso dalla rovella (50,00%) e dal vairone (46,15%); percentuali consistenti sono state rilevate anche per altri ciprinidi reofili, come il cavedano comune (26,92%) ed il cavedano etrusco (23,08%). La Z.I.T. è assegnata al gruppo delle acque di buona qualità che presentano generalmente caratteristiche di maggiore produttività ittica (alta capacità biogenica) rispetto alla zona precedentemente descritta.
Nella zona del barbo le specie con il maggior numero di presenze risultano la rovella (87,05%), il barbo tiberino (86,53%) ed il cavedano comune (80,83%); percentuali abbastanza rilevanti si registrano anche per il vairone (58,03%), il ghiozzo di ruscello (56,99%), la lasca (38,86%) e l'alborella (38,34%). La Zona del barbo risulta interessare la maggior parte dei corsi d'acqua dell'Umbria; è assegnata ai corsi d'acqua di buona qualità e con caratteristiche morfo-idrologiche che li rendono adatti alla vita dei ciprinidi reofili.
Per quanto riguarda la zona della carpa e della tinca, le specie con la percentuale più elevata risultano il cavedano comune ed il carassio (85,71% in entrambi i casi); considerevole risulta anche la presenza di carpa (76,19%), alborella (76,19%), rovella (61,90%), pesce gatto (38,10%), anguilla e pseudorasbora (47,62%). Per tinca, barbo del Danubio, barbo tiberino e lucioperca si è riscontrata per ciascuna specie una percentuale pari al 3,33%. La Zona della carpa e della tinca interessa in linea generale i tratti fluviali caratterizzati da maggiore larghezza e minore pendenza come quelli dei tratti terminali dei fiumi e costituiscono generalmente la naturale evoluzione della Zona del barbo. Siccome tale zona è caratteristica degli ambienti di pianura, in cui maggiore risulta l'antropizzazione, le sue acque spesso risultano qualitativamente scadenti.
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